Il fumo è più frequente nella classi svantaggiate
Diminuisce il numero dei fumatori in Italia: in 14 anni il loro numero si è ridotto del 17,5%, passando dal 24% del 2002 al 19,8% del 2016. Il fenomeno riguarda soprattutto gli uomini, passati dal 31,3% al 24,8% (-20,7%), mentre nelle donne si è registrata la riduzione dal 17,2% al 15,1% (-12,2%). E' quanto emerge dai dati presentati a Roma, presso il ministero della Salute, in occasione della Giornata nazionale della salute della donna. I dati relativi al periodo fra il 2002 e il 2016 indicano inoltre che l'abitudine al fumo di tabacco è più diffusa nelle fasce di età giovanili e adulte. In particolare, tra i maschi la quota più elevata si raggiunge tra 25 e 34 anni e si attesta al 33,5%, mentre tra le femmine si raggiunge tra i 55 e i 59 anni (20,4%).
Analizzando invece i dati del periodo 2013-2016 emerge che in Italia il fumo di sigaretta è più frequente fra le classi socioeconomiche più svantaggiate (meno istruiti o con maggiori difficoltà economiche) e negli uomini. Il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, ma un quarto dei fumatori ne consuma più di un pacchetto. La variabilità regionale mostra in testa alla classifica delle regioni con le più alte quote di fumatori alcune del Centro-Sud, come Umbria, Abruzzo, Lazio e Campania. Nel periodo 2013-2016 i tentativi di smettere riguardano il 36,6% della popolazione tra i 18 e i 69 anni e sono più frequenti tra le donne (37,9%) rispetto agli uomini (35,6%). L'andamento è comunque in calo: dal 42,4% del 2008 al 35,3% del 2016.
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